Trauma psicologico

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Trauma psicologico

trauma psicologico Pavia - Dr.ssa Paola Maggi

Gli eventi traumatici possono avere conseguenze devastanti sull’individuo; essi vanno compresi e trattati al fine di trovare delle soluzioni con cui contenere la violenta forza dissociativa che arrecano con sé. Di conseguenza, uno dei compiti clinici di maggior rilievo che concerne la comprensione di tali fenomeni è proprio la classificazione delle tipologie e delle cause scatenanti dei traumi psicologici. La forte carica emotiva inaspettata e inaccettabile che spesso è collegata a tale esperienza, infatti, rischia di stravolgere la dimensione psichica e fisica del soggetto, rendendo impossibile trovare punti di contatto da cui partire per una ricostruzione della realtà in cui tale episodio si è verificato. In linea generale, è possibile asserire che ogni contenuto fortemente spiacevole, terrificante, incomprensibile e inaccettabile che ha colpito l’individuo in un dato periodo della sua vita può dare origine ad un crollo emotivo che spesso si accompagna ad uno stravolgimento delle relazioni interpsichiche e intrapsichiche precedentemente sostenute senza deficit particolari.

In questo articolo, di conseguenza, abbiamo deciso di approfondire la natura di un fenomeno tanto violento e sconvolgente, il quale è stato studiato da anni in virtù della sua comune presenza nella vita di milioni di persone, molto diverse fra loro. Comprendere le dinamiche che si celano dietro a un forte impatto traumatico, infatti, è il primo passo per analizzarne la potenza distruttiva e dissociativa in grado di distruggere il soggetto implicato personalmente in tale esperienza.

Di conseguenza, tentare di studiare l’effettiva natura di tale processo significa innanzitutto risalire storicamente ai primi approcci che ne hanno consentito una definizione clinica, per passare successivamente alla chiarificazione degli studi più moderni che hanno trattato tale disturbo. Infine, cercheremo di comprendere la sintomatologia più comune connessa al trauma psicologico, aprendo una breve panoramica illustrativa sui principali approcci teorici e clinici che ne hanno permesso una comprensione sempre più totalizzante.

Trauma psicologico: cos’è e quale funzione riveste nella vita di un individuo?

Come abbiamo già avuto modo di sottolineare nella breve introduzione del nostro articolo, un trauma psicologico si caratterizza per essere motivo di forte destrutturazione angosciosa e terrificante del mondo in cui il soggetto era solito muoversi prima di tale evento. L’etimologia specifica del termine, inoltre, fa riferimento al sostantivo greco <<danneggiare, ledere o provocare una ferita profonda>>; la duplice valenza semantica del nome, dunque, lascia intendere la presenza di un forte shock che ha disgregato – fin nelle sue profondità – la totalità del soggetto nel suo essere mente-corpo.

Il vocabolo, inizialmente esclusiva pertinenza delle discipline medico-chirurgiche, è diventato con il passare del tempo sempre più usato per intendere una trasformazione radicale della psiche del soggetto, una dissociazione del suo concetto di Sé. La psicologia clinica e la psichiatria contemporanee, di conseguenza, hanno spostato l’accento sull’inscindibile legame psico-fisico di ogni essere umano: un’analisi parziale – che non tenga sufficientemente conto di tale assunto – non è altro che un mero tentativo di spiegare i fenomeni in maniera soggettiva e poco accurata.

Per supplire a tale mancanza, P. Janet e J-M. Charcot iniziarono ad aprire scorci sempre più scientificamente pertinenti sul concetto di traumatismo; siamo alla fine dell’Ottocento, in un periodo di forte fermento sperimentativo. Non è un caso che gli assunti rivoluzionari che provennero dagli scritti dei due studiosi francesi furono il punto di partenza su cui il padre della psicoanalisi S. Freud intessé la sua prima concezione di nevrosi: essa venne definitiva come ab-reazione - ovvero "risposta a" – un dato trauma psichico che viene rivissuto costantemente nella sintomatologia dei pazienti.

In ogni caso, le prime teorie traumatologiche vennero definite su alcuni concetti cardine:

  • il trauma psicologico è – secondo P. Janet - un evento che risulta non integrabile con il resto della vita psichica del soggetto;
  • l’isteria traumatica – da cui prese spunto la prima teoria psicoanalitica – era da attribuire, secondo J-M. Charcot, ad un forte shock tale da ingenerare forme di paralisi isterico-postraumatiche.

Secondo i recenti studi in merito, infine, è possibile definire un trauma psicologico come un evento che richiama alla memoria una serie di pensieri, incubi e flashback che impediscono il soggetto nel corretto esercizio delle sue funzioni di pensiero. Il comportamento che consegue a tale esperienza, dunque, si caratterizza per la presenza di emozioni fortemente negative e dolorose che rompono la coesione del Sé in situazioni, luoghi o eventi che si connettono al fenomeno originario ricco di carica traumatica. Il ri-vivere è dunque il cardine su cui si fonda la speculazione teorica e clinica del nostro oggetto di studio.

Trauma psicologico: esempi clinici e definizioni

Esperienze traumatiche di varia natura sono associate a differenti probabilità di sviluppare un disturbo post-traumatico dotato di particolari caratteristiche. La tipologia di evento scatenante che appartiene alla storia del soggetto è l’elemento più importante da tenere in considerazione al momento della definizione di un itinerario terapeutico pensato ad hoc per ogni singolo paziente.

Esistono differenti forme di esperienze, la cui potenza negativizzante rischia di imprimersi in maniera semi-permanente sulla psiche dell’individuo:

  • i piccoli traumi: essi rientrano nella definizione di episodi disturbanti in cui la concezione di pericolo non è particolarmente intensa. Fra gli esempi clinici che rientrano in tale categoria ricordiamo le umiliazioni, i fallimenti, le interazioni brusche con l’Altro – incapaci di mettere a repentaglio la vita del soggetto – o esperienze caratterizzate da tinte spiacevoli non particolarmente accentuate;
  • i traumi T: essi sono fenomeni che minacciano di ledere definitivamente l’integrità fisica dell’individuo, ponendolo in una condizione di timore della morte o forte ansia traumatica. A questa categoria fanno riferimento tutti quegli eventi di ampia portata, difficili da ab-reagire in autonomia.

In entrambi i casi è molto comune rispondere con un atteggiamento di depersonalizzazione, derealizzazione e allontanamento soggettivo dalle relazioni precedentemente intessute in maniera sana. La limitazione autoindotta che viene impiegata da questi pazienti, dunque, ha lo scopo di mettere in atto comportamenti atti a evitare tutto ciò che potrebbe innescare ricordi negativi relativi all’evento scatenante.

Trauma psicologico: disturbo acuto da stress e disturbo post traumatico da stress

In accordo con il manuale diagnostico DSM IV (proveniente dalla penna dell’American Psychiatric Association) si può parlare di Disturbo Acuto da Stress (ASD) qualora i sintomi che subentrano a limitare la vita del paziente si risolvano in autonomia nell’arco di un mese (al massimo) dall’evento scatenante. A tal proposito, la clinica contemporanea parla spesso di una fase di ri-organizzazione delle funzioni stravolte dalla presenza di tale impedimento fortemente negativo.

Qualora la sintomatologia, di contro, dovesse persistere anche con il passare dei mesi si fa riferimento alla diagnosi di Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD).

Gli elementi di maggior rilievo che permettono di avanzare una tale supposizione sono i seguenti:

  • sintomi d'intrusioni di esperienze traumatiche come flashback, incubi e ricordi difficili da gestire;
  • evitamento e distacco comportamentale che fanno seguito a strategie atte ad evitare gli stimoli scatenanti che tornano prepotentemente alla memoria. A tal proposito si fa spesso riferimento a sistemi di ottundimento psico-fisico relativo all’abuso di alcool e droghe, senza dimenticare l’ossessione lavorativa ed emotiva con cui si cerca di isolare il fenomeno spiacevole;
  • ipervigilanza e conseguente estremizzazione di impressioni ansiose e paurose;
  • allucinazioni, deliri e illusioni correlate agli eventi traumatici.

Comprensione e trattamento clinico del trauma

L’evento traumatico nasce in virtù della forte carica soggettiva che impedisce il soggetto; di conseguenza è sempre bene tenere a mente che parte dell’obiettivo terapeutico si rivolge alla normalizzazione del fenomeno vissuto e alla conseguente re-integrazione della parte colpita nel sistema coeso del proprio Sé. In altre parole, l’evento traumatico deve la sua forza psicopatologica alla crisi che ne consegue; essa mette in dubbio le certezze dell’individuo, il quale viene gettato in un orizzonte privo di possibilità, vuoto e difficilmente gestibile in autonomia. In terapia capita spesso di interfacciarsi con conseguenza secondarie che mettono in gioco temi quali la vergogna e l’umiliazione, l’impotenza e la debolezza di un essere umano che si sente incapace di tenere testa alle sfide della contemporaneità.

Inoltre, non bisogna dimenticare una delle lezioni più importanti che la psicologia contemporanea può trarre dall'indirizzo clinico psico-dinamico: molto spesso capita che la persona colpita dal trauma si nasconda nel suo orizzonte di impedimento tanto da ingigantirlo, rendendolo parte della propria persona. Se questo accade, il cosiddetto "tornaconto secondario" di matrice psicoanalitica freudiana e post-freudiana rischia di rallentare o addirittura portare al totale fallimento l’incontro terapeutico fra paziente e psicologo. Accettare e rielaborare le emozioni è lo strumento più concreto che il professionista ha a sua disposizione per agevolare il soggetto: egli avrà così modo di riacquistare fiducia verso ciò che lo circonda, scardinando le costruzioni fittizie ingenerate a seguito dell’evento traumatico.

Trauma e approccio al trattamento in fasi: le ricerche recenti

Essendo il trauma un fenomeno complesso – in cui cooperano fattori di dissociazione sia personologica che fisica – è bene rammentare che un’analisi strettamente oggettiva delle cause scatenanti non è l’approccio consigliato per comprendere affondo la valenza effettiva che un evento negativo ricopre per l’individuo. A tal proposito, la Society for Traumatic Stress Studies Consensus Guidelines (2012) ha messo a disposizione dei professionisti e degli studenti interessati delle preziose ricerche in merito alla fase di recupero del soggetto, le quali si declinano cronologicamente in:

  • fase di riduzione e normalizzazione del trauma in cui è bene che il clinico si occupi della valorizzazione dell'alleanza terapeutica e della costruzione di un orizzonte affettivo solido con il soggetto in cura;
  • lavoro diretto sulle memorie traumatiche che ri-attivano il fenomeno attraverso un lento agire a ritroso, fino all'analisi dello stravolgimento traumatico che l'essere umano ha subito a seguito della violenza subita o vista;
  • integrazione e ultimo processo riabilitativo, in cui i pazienti traggono il maggior profitto possibile dalla difficile opera archeologica che ha costituito lo step mediano.

Dr.ssa Paola Maggi
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